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4 nuvolette con: Chris Claremont

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Durante l’appena trascorsa edizione di  Milan Games Week & Cartoomics  noi dell’isola del fumetto di ComixIsland.it insieme a Simone di NerdPool abbiamo avuto l’immenso onore di incontrare e intervistare un’autore importantissimo per il mondo Mutante di casa Marvel, il grandissimo Chris Claremont, una delle pietre fondamentali del mondo degli X-Men, dando vita a questa bellissima esperienza d’intervista a 4 mani

È stato uno dei primi scrittori a umanizzare i supereroi, vedendoli prima di tutto come persone, dando origine a una serie di grandi successi per gli X-Men e la Marvel. Cosa l’ha spinto verso questa scelta?
È così che li ho sempre visti, anche quando ero un lettore. Essere un eroe o un villain è una scelta, ma quello che importa è chi siamo come persone, quindi per me, che si tratti di Magneto o di Charles Xavier, è importante presentarli prima di tutto come esseri umani, come persone. In quel modo puoi mostrare come siano le loro scelte a definire la persona che diventano.

Con gli X-Men ha sempre cercato di portare avanti un ideale di uguaglianza e rispetto reciproco che sembra ancora lontano nella nostra società. Pensa che i fumetti oggi abbiano un ruolo importante in tal senso e possano aiutare a trasmettere questi valori?
Onestamente non saprei, ma spero di sì. Per ogni libro o forma di intrattenimento si spera che possa trasmettere un significato profondo e importante. Se funziona, bene, altrimenti bisogna provare e riprovare.

E pensa che le sue storie siano riuscite a farlo?
Anche in questo caso lo spero, ma sta al lettore decidere come interpretare una storia. Idealmente possiamo sperare che succeda. Se al lettore capita di riconoscersi in un personaggio, le decisioni che questi prendono avranno una risonanza sul lettore allo stesso modo in cui si ripercuotono anche sugli altri personaggi della storia.

Qual è la storia che ha scritto alla quale si sente più legato e quella che oggi scriverebbe in maniera diversa?
Non ne ho una precisa. Ho sempre visto gli X-men come un’unica lunga storia. Le saghe singole o le storie incentrate sui singoli personaggi sono le cose che accadono loro. È come se noi ci svegliassimo la mattina e ci succedesse qualcosa di inaspettato nel corso della giornata. Non si tratta di tutta la nostra vita, è solo un piccolo avvenimento, ma che potrebbe avere un importante significato. Le storie che ho in mente sono quelle che non ho ancora scritto, quello che succederà domani. Gli altri giudizi li lascio al lettore. Se non mi fossero piaciute probabilmente non le avrei scritte.

A tal proposito, ha qualche storia nel cassetto legata agli X-Men che vorrebbe scrivere?
Con mia grande sorpresa ne ho un’infinità in mente. Sfortunatamente, il problema non è tanto pensare a una storia, ma avere un editor che sia abbastanza interessato da pubblicarle.

Sappiamo che il rapporto con gli editor non è sempre stato facile per lei.
Purtroppo, è questo il mondo dell’editoria. Anche Stan Lee all’inizio ha proposto le sue storie a un editor che doveva scegliere se pubblicarle o meno. All’inizio della mia carriera, come editor, ho ricevuto una proposta da Jerry Siegel. Come potevo rispondere? Purtroppo, era una storia che Marvel non poteva pubblicare in quel momento.

Sicuramente è anche questione di avere la storia giusta per quel momento e per quello specifico editore. Come quando aveva pensato di uccidere Wolverine…
Una storia che propongo ora potrebbe non essere adatta alla continuity attuale. In realtà io inizialmente non volevo uccidere Wolverine e un editor è venuto da me dicendo “perché non hai ucciso Wolverine?”. Chiedendogli il perché mi ha detto che non essendo parte della continuity del tempo potevo avere carta bianca, e questo ha fatto partire la serie in maniera eccezionale. Purtroppo, in quegli anni c’erano troppe serie degli X-Men pubblicate nello stesso momento e i negozi stessi non riuscivano a supportarle tutte, quindi la mia idea non è andata molto avanti.

Cosa l’ha spinta a tornare a occuparsi degli X-Men nel 2000?
Marvel mi ha chiamato chiedendomi se volessi scrivere una storia degli X-Men e ho risposto subito di sì!

E cosa consiglierebbe oggi a un’aspirante autore che vuole avvicinarsi al mondo del fumetto?
Inizia a scrivere. Se hai una buona idea inizia a scrivere. È un lavoro molto semplice, il difficile è trovare un editore. Qualche decennio fa eravamo a una fiera ed è arrivato un ragazzo con una storia di fantascienza sulla vita del personale nel ponte inferiore della Enterprise. Come affrontano le avventure gli ingegneri o quelli che fanno ricerca astronomica? È una prospettiva diversa rispetto a quella che conosciamo. Allora io, Howard Chaykin e Frank Miller gli abbiamo detto “è una bella idea, ma perché ambientarla nell’Enterprise? A chi importa? Se scegli questa ambientazione l’idea finisce subito alla Paramount. Perché non creare il tuo mondo, la tua nave spaziale, la tua realtà, così puoi lavorare come vuoi e tenere tutti i soldi per te.” Lui scioccato rispose che vedeva quella storia dentro Star Trek e, dopo altri cinque minuti di chiacchierata, non aveva cambiato idea.

La sfida è che se hai una buona idea e hai fede in essa, portala avanti per te stesso. Poi puoi sempre prenderla e proporla a Marvel o DC. Pensate se John Byrne avesse continuato a occuparsi degli X-Men e fossi stato io a lasciare la testata. La storia avrebbe preso una strada totalmente diversa visto che tutti i personaggi che ho creato, eccetto Kitty, sono nati dopo che John ha lasciato gli X-Men. Cosa sarebbe successo alla Marvel e a me? Non lo so, non lo sa nessuno, ma si tratta sempre di fare una scelta e tenere le dita incrociate sperando che sia quella giusta.

Tornando agli X-Men, i personaggi ancora oggi sono rappresentativi di multiculturalità, di differenze di genere e non solo. Pensa ancora che questa sia una loro caratteristica importante ?

Guarda le notizie. Guarda i conflitti che si stanno verificando negli Stati Uniti qui in Europa, con Governi e paesi. che cercano di affrontare i flussi migratori. Quelle persone non sono nemici. Sono persone che cercano una vita migliore.

Come affronti la situazione? La sfida è sempre lì. Il problema, suppongo, è trovare una risposta soddisfacente. Probabilmente non se ne andrà mai. Sarà sempre lì. Soprattutto negli Stati Uniti, che hanno come simbolo la Statua della Libertà.
L’America teoricamente si fonda sull’idea di accoglienza verso le persone che non hanno un altro posto dove stare, ma nella realtà non è sempre così e le persone che già sono qui negli USA non si sentono a loro agio con questo, così come non si sentono a loro agio le persone nei vari stati dell’Europa.

Come affrontiamo questa situazione? sono persone da accogliere? sono da mettere da qualche parte in un altro stato? devono essere bloccati con dei muri ? non ci sono risposte facili, ma si spera che, ponendo le domande, inquadrando la storia in un modo che permetta loro di vedere queste sfide da entrambi i lati. Forse così il lettore può provare un senso di comprensione ed empatia per entrambe le parti, o forse rifletterci su con una soluzione che potrebbe funzionare per entrambe le parti. Avere paura è la cosa più semplice che le persone possano fare. Fare un passo oltre quella paura. Fino a un senso di comprensione, un senso di provare a migliorare le cose. È la sfida per me. Quella è la missione degli X-Men e per me dovrebbe essere il fondamento delle loro storie. Non costruire una loro isola e tenere tutto il mondo fuori, ma non prendo io le decisioni, quindi tutto quello che sto facendo è guardare ciò che accade e dire la mia opinione, che è chiaramente diversa.

È uscita da poco una sua nuova storia degli X-treme X-Men a vent’anni di distanza dalla precedente. Pensa che i personaggi siano cambiati dall’inizio della serie?

La nuova run è esattamente il continuo di quella precedente degli X-treme X-Men . I personaggi nei quasi 50 numeri si sono evoluti, il modo in cui io e Larroca abbiamo lavorato su quei personaggi è significativamente diverso da come io e Igor Kordey abbiamo lavorato su di loro . Ai tempi io e Igor abbiamo avuto l’idea di realizzare una storia  ambientata a Genosha, dove avremmo mostrato com’era l’isola dopo che le sentinelle avevano ucciso quasi tutti gli abitanti . Per me, e spero anche per lui, era un’opportunità straordinaria per rappresentare la vita in uno scenario post apocalittico. Un progetto disegnato da qualcuno che aveva vissuto a Sarajevo e sapeva com’era vivere quella vita, sapeva cosa vuol dire essere bombardati e sentirsi sempre sotto il mirino di un cecchino 

Presentare una prospettiva di quella realtà a cui la maggior parte degli americani, e forse anche degli europei, non erano abituati o con cui non si sentivano a proprio agio. Purtroppo, la Marvel aveva un’opinione diversa e quindi questa storia non è mai avvenuta così. Ma è quello che succede con ogni serie proposta, la mettiamo sulla scrivania del redattore, teniamo le dita incrociate e loro la prendono oppure no, in ogni caso si va avanti. 

C’è un personaggio fuori da Marvel o DC che le piacerebbe scrivere?

Ho scritto decine di personaggi che non sono né Marvel né DC. La cosa meravigliosa è che sono miei, non di un’azienda. ciò che è frustrante in questi personaggi è che è più difficile venderli
Ogni autore, ogni scrittore, credo ami i personaggi e le storie che gli appartengono molto di più di quelli che hanno ideato altri, ma scrivere è quello che faccio, inventare personaggi, inventare storie è quello che faccio e continuo a fare.
Ho scritto un romanzo, la prima parte di una trilogia, l’ho riscritto 3 volte, per un totale di almeno una su oltre 100.000 parole, e non ha mai funzionato. Così l’ho messo in un cassetto e poi, quattro anni dopo, ho ricevuto una chiamata da un editor che aveva bisogno di una storia di un certo tipo e di una certa lunghezza, mi sono reso conto che combaciava con quello che avevo in mente e in 2 settimane ho scritto un libro di 8000 parole che ha ben venduto,. Quando uno è scrittore, scrive continuamente, il trucco è trovare un modo giusto per finire l’opera, per venderla trovando un editor che abbracci il progetto e poi il pubblico, una volta finito, ricominci tutti da capo 

Ci sono progetti in futuro per Chris Claremont ?
Ho qualcosa in mente. Ho un sacco di cose in mente.
Se si realizzeranno è una domanda che bisognerebbe porre agli Editor 

Quindi per ora la risposta è no ? 

No non lo è. No. Ci sono progetti in cantiere di cui non posso parlare, ma. In definitiva, il compito dello scrittore è proporre idee. Il compito dell’editor è prendere la decisione iniziale se acquistarlo o meno.

Ps: ovviamente immaginiamo che abbia risposto solamente riguardo a progetti non ancora annunciati, visto che sappiamo già e abbiamo già parlato su Instagram di un certo progettino in arrivo #FromUSA

(ringraziamo ancora una volta Panini Comics che ci ha permesso di avere questa possibilità)

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Marcello Portolan
Uno strano mix genetico sperimentale allevato a fumetti & fantascienza classica, plasmato dal mondo dell'informatica e della tecnologia, ma con la passione per la scrittura. Un ghiottone che adora esplorare il mondo in cerca di Serie TV e pellicole da guardare noncurante dei pericoli del Trash e dello splatter. un vero e proprio globetrotter del mondo NERD

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