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Grazie alla casa editrice Oblomov Edizioni abbiamo la possibilità di affacciarci e immedesimarci nella vita del Tibet del 1682 tramite Il Sesto Dalai Lama di Zhao Ze e Guo Qiang. Dal 17 Gennaio, il primo volume dell’opera, è disponibile nelle fumetterie e librerie. Dopo un attenta lettura possiamo darvi le nostre prime impressioni.

Trama

Per quanto riguarda la storia, verremo catapultati nel Tibet del 1682 in uno scenario di apparente vita quotidiana che vede Lobsang Rinchen, nostro protagonista, impegnato in quella che può essere la quotidianità di un bambino, condito con lo sbocciare di una forte amicizia. Il backgroun della storia è però più duro. Infatti, in quel periodo erano in atto i conflitti politici e la guerra tra il Tibet e la Mongolia. A rompere gli equilibri a favore di un futuro più incerto sarà la morte del quinto Dalai Lama e il riconoscimento in Lobsang Rinchen come sesto Dalai Lama.

Anche se la storia è abbracciata da uno scenario di guerra e freddezza politica, l’autrice Guo Qiang ha voluto incentrare quest’opera più come un viaggio di pensieri e emozioni del protagonista che si troverà ad affrontare a gestire un ruolo che apparentemente sembra più grande di lui.

Disegni e dialoghi

il sesto dalai lama foto1

Ad incrementare la “morbidezza” della storia e le emozioni trasmesse sono sicuramente le tavole realizzata da Zhao Ze. Infatti, la tecnica adottata di acquarello su carta ruvida e il tratto delicato riescono a trasmettere emozioni visive positive e una certa raffinatezza all’intera opera. Gli ambienti e i personaggi in secondo piano sono anche essi ben curati ed in generale ogni tavola o scena sembra un quadro.

Dal punto di vista dei dialoghi, la storia scorre via velocemente anche perché le scene dialogate fanno posto, in questo primo volume, per lo più a tavole soltanto disegnate sulle quali il lettore ci si soffermerà molto per la loro bellezza ed evocazione emotiva.

il sesto dalai lama foto2

Se proprio si deve trovare il pelo nell’uovo al complesso, le vignette che racchiudono i dialoghi hanno un fondo completamente bianco che va a stonare con il resto della tavola ruvida.

Se si dovesse trovare una parola chiave per quest’opera, quella che le s’addice di più evocativa.

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