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Kris Kool: un viaggio lisergico negli anni della rivoluzione

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Fumetti: ne esistono di svariati tipi e provenienze, tutti con qualcosa da dire.

Il manga giapponese, il comic americano, il fumetto italiano e la Bande Dessinée francese, ognuno di essi possiede la propria codificazione.

Quando si parla di un fumetto, anche di arte in generale, è importare il saper contestualizzare, capire il come e il perché l’artista sia arrivato a concepire l’opera in quel determinato modo.

Prendiamo in esame ad esempio il 1968, l’anno delle rivoluzioni, un periodo di forti ed enormi cambiamenti in qualsiasi ambito della società, a partire da quello politico sino ad arrivare alle note proteste studentesche e alla nascita di numerose avanguardie artistiche, come la Pop-Art in America e la Op-Art in Europa.

In questo fine decennio pieno di fermento, un piccolo ma trasgressivo editore, Eric Losfed, desta scalpore pubblicando in Francia diverse storie marcatamente erotiche, ad esempio ricordiamo il famoso Emanuelle di Emmanuelle Arsan, e anche numerosi fumetti le cui protagoniste sono donne forti e ribelli oppure aggressive e senza scrupoli, basti pensare a Barbarella di JC Forest e Pravda di Guy Peellaert.

Proprio grazie a quest’uomo visionario un quasi trent’enne riesce a pubblicare, nel 1970, la sua prima opera, stiamo naturalmente parlando di Caza con il suo Kris Kool.

Il solitario e tenebroso protagonista Kris Kool, è un avventuriero spaziale che, rimasto privo della propria astronave, si ritrova a vagare ai margini di un astroporto terrestre alla ricerca di un ingaggio da pilota.

L’uomo viene contattato da un mediatore, Barbablù, per un misterioso viaggio diretto verso Venere, la vicenda prende una piega inaspettata e pericolosa.

Gweene, la bizzarra committente, rivela infatti di voler catturare e schiavizzare le Mandragore, una razza di meravigliose donne dalle caratteristiche floreali che potrebbero fruttare una grande ricchezza nelle sue casse.

Kris Kool non solo si ribella immediatamente alla proposta, ma dopo aver tentato di liberare Corolle, una donna-fiore ridotta in catene dagli sgherri della committente e con la quale aveva giaciuto, in preda a una frenesia afrodisiaca, si dà alla fuga a bordo di una astronave alla volta di Venere che si rivelerà essere una dimensione fantastica nella quale l’immaginazione e il sogno sembrano fondersi e concretizzarsi.

Un’opera dunque sicuramente influenzata sia dai titoli che l’hanno preceduta sia dal lavoro che l’autore ha svolto in precedenza ovvero il grafico pubblicitario indipendente.

Philippe Cazaumayou, questo il vero nome dell’artista, ci propone un opera dai toni spiccatamente pop e psichedelici, non dissimile ad esempio da ciò che l’animazione proponeva in quei periodi, giusto per fare due esempi tra i più noti: Il pianeta selvaggio diretto da René Laloux e Yellow Submarine diretto da George Dunning.
Molti fruitori nostrani purtroppo non conoscono né questo artista né tantomeno quest’opera, perdendosi uno dei più acclamati e conosciuti fumettisti che la storia conosca.

Nei suoi anni di attività Cazamayou ha avuto la fortuna di conoscere e collaborare con alcuni dei più grandi e influenti fumettisti mai conosciuti come ad esempio il francese Jean Giraud vero nome di Moebius.

Dopo il successo del suo primo titolo, pubblicò numerose storie per Pilote, uno storico periodico a fumetti, mentre dal 1976 produsse storie di genere fantascientifico per Métal Hurlant, rivista di fumetti creata nel dicembre del 1974 dagli Les Humanoïdes Associés.

Non mancarono nemmeno le collaborazioni con registi d’animazione, dal 1985 al 1987 collaborò con René Laloux per Gandahar e dal 2002 al 2003 lavorò con Philippe Leclerc per I figli della pioggia.

Noi italiani abbiamo avuto la possibilità di conoscere questo autore grazie a Totem, una rivista di fumetti e satira pubblicata lungo tutti gli anni Ottanta.

Anche se è opportuno precisare che il vero merito della conoscenza di quest’opera in ambito italiano, spetta sicuramente a Christian G. Marra che con la sua Passenger Press ha reso possibile scoprire questo piccolo tesoro che non veniva più ristampato addirittura dal 1970.

Nel 2019 infatti, questo lungimirante, appassionato e amante della nona arte ha lanciato sul sito della sua casa editrice libera e indipendente la prevendita della nuovissima e restaurata edizione italiana.

Passenger Press è però una piccola realtà che come tale è costretta a produrre fumetti sempre in edizione limitata, noi vi invitiamo a seguirla e ogni tanto buttare un occhio su ciò che propone, sicuramente non ne resterete delusi.

Arrivati a questo punto vi starete chiedendo, ma se l’edizione italiana è uscita nel 2019 perché ne stanno parlando adesso?

Semplice, sul finire dell’anno ormai trascorso sono partite le prevendite per la nuovissima edizione in lingua inglese, un nuovo prodotto che permette anche ad altri di poter fruire di questo maestro.

Christian ha compiuto veramente un enorme lavoro su questo fumetto, Caza ha disegnato gli originali in bianco e nero e come altri autori ha realizzato delle guide colore poi finalizzate tipograficamente.
Di quelle guide ormai rimane ben poco, lo stesso autore sul suo sito vende un pdf con le scansioni del libro. Dopo una meticolosa ricerca sul web, Marra ha trovato una copia della prima ed unica edizione presso un antiquario di Stoccolma.
Caza aveva pensato ad una gamma di colori per ogni ambiente in cui il personaggio si trovava, ha quindi cercato di rispettare le sue indicazioni mantenendo vivi i colori con una palette abbastanza simile alla prima edizione.

Questo dimostra che nel mondo del fumetto e dell’arte in generale non si finisce mai di imparare, da qualche parte ci saranno sempre un Christian o un Caza da conoscere, non soffermatevi sempre e soltanto alla superficie, scavate.
Entrate in contatto con le persone che come voi sono appassionate di fumetti, contattatele e confrontatevi, sicuramente non ve ne pentirete.

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