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Avatar – La promessa: la recensione

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Avatar – La promessa è appena uscito per Tunué, confermando le aspettative che si erano create attorno a un titolo così tanto (e giustamente) atteso.
Scritto da Gene Luen Yang e disegnato dal team Gurihiru, Avatar – La promessa riprende la trama della famosa serie di Michael Dante DiMartino e Bryan Konietzko mandata in onda su Nickelodeon tra il 2005 e il 2008.

Sono passati alcuni anni dalla fine della terza stagione della serie, ma ritroviamo i personaggi allo stesso punto in cui li avevamo lasciati. Ozai, Signore del Fuoco e padre di Zuko è ormai stato sconfitto, e vive segregato nelle prigioni della Nazione del Fuoco. Zuko è il nuovo Signore del Fuoco e insieme ad Aang, Katara e Sokka decide di aiutare il Re della Terra a ripristinare l’ordine, eliminando tutte le colonie della Nazione del Fuoco dagli altri Regni. Una trama, questa, che sembra muoversi nella stessa direzione della serie: tuttavia, le carte in tavola cambiano quando è proprio Zuko a rivedere le sue posizioni e a ritrattare, lasciandosi influenzare dalle parole del padre, mentre l’eterna lotta fra giusto e sbagliato lo tormenta.

Non mancano i colpi di scena e i plot-twist in questo graphic novel che, per temi e contenuti, sembra ricalcare il percorso segnato dall’amatissima serie tv: il leitmotiv dell’integrazione percorre tutto il fumetto dalla prima all’ultima tavola, riportando più di una volta all’attenzione dei lettori e delle lettrici l’importanza di creare un contesto armonioso in cui vivere, nel quale non esistono vincitori né vinti, ma solo persone. E lo fa conservando e rafforzando le personalità e i caratteri dei personaggi principali per come li abbiamo conosciuti finora. La storia funziona, supportata anche da una sceneggiatura che non lascia punti ciechi ma che, al tempo stesso, non rischia di essere banale né didascalica: al lettore viene affidato il compito di ricordare e di ricostruire quanto accaduto in passato, mentre davanti a sé si dipanano nuovi eventi, la storia prosegue e i personaggi crescono e maturano.

Oltre a un world building sempre efficace e coerente con quello della serie, un altro punto forte del graphic novel di Gene Luen Yang e Gurihiru sono proprio i personaggi, che conservano una dimensione psicologica a tutto tondo e un’incredibile profondità. E proprio attorno a questi personaggi si articola l’altro tema principale, non solo di questo fumetto, ma del cartone animato: la lotta tra il bene e il male, e i dilemmi morali che affliggono i personaggi. Se già nella serie questo dualismo fra ciò che è giusto e sbagliato sembra imperante, in Avatar – La promessa sembra raggiungere il proprio culmine, esternandosi nelle azioni e nei ripensamenti di tutti i personaggi, che legittimano in questo modo la possibilità di cambiare idea, di riflettere sulle proprie decisioni e di rivederle sotto una luce diversa, senza per questo perdere di valore o di credibilità. Un messaggio forte e chiaro arriva da queste tavole, che rendono evidente quanto “giusto” e “sbagliato” siano concetti molto poco oggettivi.

Se sul piano contenutistico questo graphic novel offre moltissimi spunti di riflessione, dal punto di vista artistico non è sicuramente da meno: lo stile di disegno è cartoonesco ed espressivo, fedele a quello della serie originale, pur con elementi che rimandano allo stile personale del duo Gurihiru. L’uso dei colori è molto efficace, con tonalità vivaci che rievocano il mondo orientale in cui si svolgono le vicende e i quattro elementi che lo compongono. Il contrasto tra colori caldi e colori freddi è evidente fin dalle primissime tavole, così come la loro funzione narrativa e il valore emotivo inconfondibili.

Avatar – La promessa si è dimostrato un titolo all’altezza delle aspettative create dalla serie e che, anzi, crea ancora più hype attorno all’intera vicenda di Aang e dei suoi amici.

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