Incubi: La recensione del volume di Michele Penco

L’orrore ignoto e cosmico delle pagine di H.P. Lovecraft tradotto dallo stile meticoloso ed evocativo di Michele Penco.
Un artista vittima di un incubo senza fine, un villaggio che si popola di creature mostruose, una macabra verità che si cela dietro alla realizzazione di un dipinto, un uomo errante ossessionato da una figura che gli appare in sogno: quattro storie originali, ispirate ai racconti del solitario di Providence, accompagneranno il lettore in un viaggio ai confini del sogno: una dimensione oscura e indefinibile, entrata nelle mente e nelle mani dell’autore, quasi a guidarne la penna sul foglio.

Il mondo dell’orrore costruito dai racconti di H.P. Lovecraft rimane ancora oggi uno dei più amati da milioni di lettori, rimanendo però allo stesso tempo uno degli stili più difficili da imitare.

La capacità di Lovecraft di costruire suggestioni in grado di colpire nel profondo il lettore è infatti unica, ma in questo volume, edito da Edizioni NPE troveremo 4 piccole storie originali realizzate dall’artista Michele Penco, che si cimenterà quindi in un tentativo di seguire le orme e omaggiare l’amatissimo scrittore di Providence.

Incubi è un opera che sfrutta al massimo il retaggio lasciato dall’autore, si infila quanto più possibile nelle maglie del terrore Lovecraftiano e riesce a funzionare e inquietare sia i lettori che già ne conoscono i concetti e le dinamiche sia – e soprattutto – coloro i quali non hanno mai incrociato i Miti di Cthulhu, portandoli all’interno di piccoli mondo d’orrore cosmico e oscuro.

Uno dei pregi di Incubi è sicuramente la componente grafica, le matite di
Michele Penco sono un plus di livello altissimo in grado di aumentare ulteriormente l’efficacia della storia, sfruttando al meglio i vantaggi del medium del fumetto.

Incubi è un omaggio che funziona seppur senza raggiungere il livello delle opere originale, se amate questo genere d’orrore questo volume potrebbe rappresentare un ottima lettura.