Si è da poco conclusa negli USA la miniserie Marvel : Wolverine: Infinity Watch orchestrata da Gerry Duggan e figlia degli eventi – che non tutti hanno apprezzato fino in fondo – di Infinity Wars e del ritorno del mutante artigliato fra i vivi.
Una mini in 5 parti che che vede protagonista un insolito team-up con Logan e Loki e che ci mostra gli effetti della novità legata alle gemme dell’infinito.
Le pietre infatti ora possiedono un “anima” e scelgono quindi il loro possessore, in questo caso un giovane galeotto Hector che, episodio dopo episodio inizierà a capire e sfruttare sempre meglio i poteri della pietra del tempo. Diventando quindi un potenziale personaggio da tenere d’occhio perchè quasi sicuramente in futuro potrà ricomparire all’interno dello scacchiere cosmico – e non solo – della casa delle idee.
Non è una serie che rivoluziona il mondo Marvel, ma una fresca avventura che intrattiene il giusto il lettore e nel contempo serve allo scopo di muovere qualche pedina, oltre all’introduzione del già citato Hector non è da dimenticare che Logan durante l’ultimo numero di Infinity Watch finisce per perdere il potente artefatto, la “mazza del tempo “, e che quindi anche questa potrebbe fare capolino più avanti in qualche altra testata o evento.
Duggan gioca con i suoi personaggi, la strana coppia Wolverine & Loki funziona – nonostante le iniziali remore – e lascia la voglia di leggere in futuro ancora qualche avventura che li veda affiancati, cosi come funziona l’utilizza dei diversi personaggi cosmici che vengono gettati nella mischia e che trovano il giusto spazio, compreso Bats il cane fantasma.
Wolverine: Infinity Watch non rimarrà sicuramente negli annali del comics americano, ma è una buona miniserie di medio livello, che funziona discretamente sotto ogni punto di vista, dalla trama fino ai disegni.
In un formato unico, senza dover aspettare del tempo fra le diverse uscite, potrebbe avere un pizzico di sprint in più.
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