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The Department of Truth Vol 2: La recensione

Cole Turner credeva di essere dalla parte giusta. Pensava di lavorare per la salvezza del genere umano, ma più conosce i segreti del Dipartimento della Verità, più la sua mente viene invasa dai dubbi. Mentre le percezioni alternative invadono sempre di più il nostro mondo, modificando la struttura stessa della realtà, per Cole è arrivato il momento di decidere da che parte stare.

Il deep state degli amici di Panini Comics è tornato a farsi sentire sulla vostra isola del fumetto preferita ed ecco quindi che ci troviamo nuovamente a parlarvi di The Department of Truth, che è da poco tornato sugli scaffali con un secondo volume, dal team creativo formato da James Tynion IV e Martin Simmonds

Il primo volume di questa serie Image ci aveva colpito molto positivamente. L’idea di un mondo in cui un numero sufficiente di persone che credono in una teoria – anche le più assurde- può influenzare la realtà rendendo le teorie del complotto profezie auto-avveranti è veramente geniale così come lo è il modo in cui Tynion ha preso quest’idea di fondo e l’ha resa profondamente oscura e insana. 
Il secondo volume prosegue nel solco del precedente, espandendo questo universo e il suo background e continuando a giocare con la mente di noi lettori, confondendoci e cercando di non farci mai intuire quella che sarà la direzione che vuole intraprendere nelle pagine successive. Il confine tra bene e male, tra giusto e sbagliato, tra realtà e costrutto reso reale è estremamente flebile, il protagonista fatica a capire realmente cosa gli accade attorno e noi con lui.

Probabilmente però, proprio questa sensazione di “ordinata confusione” che si crea nella nostra mente è uno dei pregi maggiori di The Department of Truth, una di quelle cose che rende piacevole la sua lettura, dove ogni elemento, ogni dialogo, ogni mossa, sembra essere studiata per poter essere l’elemento in grado di aprirci nuove porte, chiudere altre vie, deviare la nostra attenzione.  Certo, a volte Tynion è innegabilmente prolisso nelle sue spiegazioni, ma allo stesso tempo anche queste risultano essenziali per entrare nel mood.

E se lo studio fatto dall’autore sulla materie e reso benzina per la trama non basta, ecco arrivare l’arte visiva di Martin Simmonds. Il suo stile graffiante, sporco e mutevole, così come il suo modo di giocare con le tavole è perfetto per quest’opera e spesso finisce per ammorbidire anche qualche spigolosità dell’opera, come le lunghe spiegazioni, che Martin riesce a inglobare all’interno delle pagine e rendere più leggere.

The Department of Truth continua a essere una lettura interessantissima, di cui vi consigliamo il recupero se amate le storie che viaggiano sul confine sottile tra Thriller e Horror

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