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Li troviamo solo quando sono morti Vol 2: La recensione

Sono passati cinquant’anni da quando il capitano Malik e la ciurma della Vihaan II sono partiti per la loro fatidica missione… e nessuno avrebbe potuto immaginare le sue conseguenze. Jason Hauer ha ormai 71 anni, la sua stessa esistenza è nel mirino di Consumatori e Adoratori e la feroce attenzione delle due fazioni che si contendono la galassia lo costringerà a rivivere un doloroso passato. Chi è disposto ad aiutarlo ha però inquietanti obiettivi che coinvolgono il capitano Malik

Il primo volume di Li troviamo solo quando sono morti è stata una delle sorprese dello scorso anno, lanciata da Boom Studios e portata da noi grazie alla collaborazione di Edizioni BD la serie Sci-Fi di Al Ewing e Simone di Meo ha sorpreso moltissimi lettori con la sua trama decisamente diversa dal solito, oltre che per la sua estetica molto particolare.
Ovviamente una partenza a bomba come questa non può che attirare l’attenzione sul prodotto e creare aspettative alte per il suo secondo volume, che è finalmente arrivato anche sul nostro mercato.

 

Il timeskip, specie se portato sul lungo periodo, è una mossa sempre particolarmente audace, ma che allo stesso tempo non è detto che ripaghi a pieno del rischio. Quello di Li troviamo solo quando sono morti è uno di quei casi in cui vediamo entrambi i risvolti di questa scelta. Un salto così lungo infatti porta la narrazione di Ewing in un territorio nuovo per tutti, anche per il lettore, che così si ritrova a dover riprendere il filo del discorso in un punto diverso della storia, accettando la narrazione su più piani temporali e lasciando che questa ci introduca quasi tutti i personaggi che vedremo in questo volume, una cosa che può far storcere un po’ il naso a una schiera di lettori che preferisce una maggiore linearità.
Allo stesso tempo una volta che riusciamo a trovare la bussola veniamo travolti positivamente dal gioco di intrighi creato dall’autore, che funziona e proietta nuovamente l’intera serie verso una direzione ignota, ma senza portare avanti quelli che erano i misteri lasciati irrisolti.

 

Se dal punto di vista della narrazione possiamo evidenziare luci e ombre, dove non abbiamo dubbi e sull’arte di Simone di Meo, totalmente a suo agio nell’universo al neon che ha immaginato e creato a immagine e somiglianza del suo stile.

Li troviamo solo quando sono morti Vol 2 probabilmente non è stata esattamente la lettura che immaginavamo, per certi aspetti è un passetto indietro al volume precedente e la speranza è che sia per prendere la ricorsa verso il prossimo, magari cercando di correggere un po’ di cose non propriamente funzionanti al 100%. Rimane una lettura estremamente interessante e godibile, specie se amate lo stile di Simone e le storie cosmiche.

 

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